giovedì 28 gennaio 2010

Bilancio in passivo, liquidazione dell'IMAIE


L'abbiamo scoperto pochi alla volta che esisteva l'Imaie, l'Istituto Mutualistico degli Artisti Interpreti Esecutori che con molti anni di ritardo sulla “Convenzione di Roma” del 1961 e sottoscritta da 30 nazioni, ci ha riconosciuto il diritto all'”equo compenso” mettendoci al pari dei nostri colleghi europei.

Alcuni, pochi, gia' lo sapevano, altri l'hanno scoperto dopo, molti ancora non lo sanno. Siamo oltre 65.000 Aventi Diritto, quelli rintracciati sono circa 30.000, quelli iscritti come Soci poco piu' di 5.000.

Ce lo diciamo fra una battuta e l'altra mentre giriamo una serie televisiva o dietro le quinte a teatro: “lo sai che esiste l'Imaie?” “che e' l'Imaie?”.

E' l'istituto che raccoglie i proventi dei diritti dagli utilizzatori e li distribuisce agli artisti.

Gli utilizzatori sono Rai, Mediaset, Sky, tutte le tv e radio pubbliche e private che quando riutilizzano un'opera audiovisiva o musicale che abbiamo interpretato ci devono riconoscere una “quota a minuto”.

E lo sai che puoi anche presentare un progetto per realizzare un cortometraggio, un documentario, uno spettacolo teatrale o musicale?”

E' previsto nello Statuto, all'art 7 che parte dei soldi vadano reinvestiti “per le attivita' di studio e di ricerca nonche' per i fini di promozione, di formazione e di sostegno professionale degli artisti”.

L'Imaie e' un Istituto mutualistico e privato che nel corso degli anni aveva accumulato nelle proprie casse e doveva distribuire oltre 110 milioni di euro provenienti unicamente dal lavoro degli artisti.

Oggi l'Imaie e' in liquidazione. La distribuzione dei compensi, anche quelli internazionali, e' stata sospesa. Cosi' come l'erogazione dei finanziamenti dell'art. 7 che viene citato in riferimento ai raggiri di alcuni, su cui e' interesse di tutti che la giustizia faccia chiarezza, dando poco rilievo al potenziale innovativo di uno strumento che ha dato la possibilita' a molti artisti di investire sul proprio lavoro e di produrre occupazione per tanti altri colleghi, autori, musicisti, costumisti, ecc. E' una cosa enorme, questa, in un lavoro come il nostro dove, come recita lo Statuto Sociale Europeo, “nessun artista e' totalmente al riparo dalla precarieta' in nessuna fase del suo percorso professionale”.

Tra noi soci e aventi diritto spesso ci siamo chiesti che fine avrebbero fatto i compensi che non ci vengono versati e gli oltre 110 milioni di euro giacenti nelle banche e ancora da distribuire.

La risposta e' contenuta in un documento firmato dai tre liquidatori in data 18.1.2010 e pubblicato sul sito dell'Imaie che dichiarano: “il patrimonio non e' sufficiente al pagamento integrale delle passivita', ivi comprese quelle allo stato potenziali, e degli oneri della liquidazione” e quindi “dichiarano di voler procedere alla liquidazione GENERALE dell'Imaie”.

Pur non avendo a disposizione “i dati della contabillita” a cui si fa riferimento, sorgono riflessioni e domande su alcuni punti essenziali:

le passivita'[..] allo stato potenziali” si riferiscono agli aventi diritto che non sono ancora stati rintracciati? Se c'e' una soluzione per uno dei problemi che hanno contribuito all'estinzione (cioe' l'impossibilita' di rintracciare gli aventi diritto), perche' non e' stata adottata prima di arrivare alla liquidazione?

Gli oneri della liquidazione”: l’estinzione dell’IMAIE costituisce una delle ragioni per cui il passivo supera l'attivo perche' comporta che tutti i costi straordinari (es.: il trattamento di fine rapporto dei lavoratori) vengano sostenuti immediatamente invece che nel tempo, oltre a comportare la perdita di valore di tutti i beni immateriali (es: i sistemi informatici, ecc.) perche' se si estingue non si possono cedere o trasferire a nessuno.

E' proprio l'estinzione che comporta uno sbilanciamento in passivo con conseguente riconoscimento ai creditori, tra cui gli artisti, di una quota inferiore del proprio credito.

Potremmo ricevere, a breve, un avviso che prospetta il pagamento di una parte dei diritti arretrati e qualcuno potrebbe pensare, comprensibilmente, che “pochi, maledetti e subito” sia una soluzione accettabile. Ma dalle informazioni che abbiamo raccolto non andra' cosi'. Oltre a ricevere una cifra inferiore a quanto spettante, i tempi potrebbero essere molto lunghi. Basti solo pensare che se un qualsiasi creditore contestasse il riparto prospettato, la liquidazione dovrebbe attendere la definizione dei contenziosi.

Ci chiediamo: perche' si procede alla liquidazione se il Tar si deve ancora esprimere sulla legittimita' o meno dell'estinzione? E se confermando le due precedenti ordinanze del Tar, l'estinzione risultasse illegittima, chi paghera' i danni di una scelta che penalizza cosi' fortemente gli artisti?

Il nostro gruppo “Artisti 7607” (data di nascita dello Statuto Sociale Europeo degli Artisti) e' nato per uscire da quel fenomeno di “ventriloquismo” (che ha come migliore alleato la disinformazione) che ha permesso a pochi di avanzare ipotesi in nome di molti, anche quelle che la maggior parte degli artisti non avanzerebbe mai. Le proposte presentate fino ad oggi sono, infatti, o quella di far diventare l'Imaie un ente pubblico (auspicata dai lavoratori del C.L.L.A.I.E e alcuni, pochi, artisti) o di inserire all'interno dell'Istituto una figura “con poteri particolarmente forti” di nomina ministeriale (prospettata nel verbale firmato dai sindacati).

Tali proposte ci sembrano non tener conto del conflitto di interessi che si potrebbe creare, ad esempio, nella negoziazione delle “quote a minuto” con gli utilizzatori come la Rai o Mediaset. Ricordiamo che i nostri contratti con gli utilizzatori sono scaduti da piu' di due anni e, attualmente, ci riconoscono le quote a minuto piu' basse d'Europa. Su questo e altri punti i sindacati, i nostri rappresentanti e tutti gli organi della precedente gestione, ci dovrebbero delle spiegazioni.

L'Imaie non e' stato estinto per le vicende dell'art. 7 bensi' per il “mancato raggiungimento degli scopi statutari” cioe' per non essere riuscito a distribuire i soldi, anche quelli in giacenza. Le ragioni, come indicato nelle due ordinanze del Tar che si e' pronunciato contro l'estinzione, sono da imputare:

1) a “una compagine gestionale rivelatasi inidonea ad assumere scelte condivise ed efficaci al conseguimento degli obiettivi”

2) a “l'inadeguatezza della legge [...[ cui sarebbe necessario apportare modifiche […] che garantiscano certezza nell'individuazione degli aventi diritto”.

Le proposte sopra citate sono state presentate da quella stessa “compagine inidonea” e la legge “inadeguata” e' rimasta invariata, ma si vuole “liquidare l'Imaie”. Ci sembra un ragionamento privo di fondamento quello che vuole eliminare “la casa” invece di rimuovere le cause che, eventualmente, hanno determinato una cattiva gestione.

La velocita' con cui si susseguono gli eventi che in pochi mesi hanno trasformato un Istituto privato con giacenze di oltre 110 milioni di euro (di proprieta' degli artisti), in un Istituto con un bilancio in passivo da liquidare definitivamente, ci lascia perplessi.

Le varie ipotesi fin qui formulate vanno tutte nella direzione di ridurre, se non azzerare, l’autonomia degli artisti interpreti esecutori nella gestione di un Istituto che vive dei proventi del loro lavoro.

Il gruppo di studio “ARTISTI 7607” ritiene doveroso difendere non solo un patrimonio economico, che sarebbe grave disperdere in un momento cosi' drammatico per i lavoratori dello spettacolo, ma ancora di piu' l'autonomia decisionale degli artisti.

Considerato quanto premesso, il silenzio dei sindacati si e' fatto assordante.

Pur consapevoli che l'Imaie della passata gestione non e' ancora quella che vorremmo, liquidare l'unica “casa” deputata a tutelare i nostri diritti determinerebbe la grave e definitiva frammentazione della categoria degli Artisti Interpreti Esecutori.

Se il Tar dovesse confermare l'illegittimita' dell'estinzione, si facciano le modifiche statutarie, compresa quella del voto “consultivo” ai sindacati, e si vada alle elezioni entro breve con procedure che garantiscano la massima trasparenza. L'alternativa e' quella di diventare ospiti in casa d'altri o perdere qualsiasi diritto di replica.

La repentina liquidazione dell'ente, contraria alla volonta' della maggioranza degli Artisti, fa sorgere il sospetto di un disegno che mira a non lasciare altre vie che quelle gia' prospettate per assecondare altri interessi che non sono certo quelli specifici degli artisti interpreti esecutori.

Artisti 7607

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