lunedì 11 gennaio 2010

la posizione di "Artisti 7607" in merito agli eventi riportati in questi giorni da alcuni giornali

Esprimiamo solidarieta' a Massimo Ghini per le telefonate anonime di cui e' stato oggetto e ribadiamo la piu' ferma condanna verso ogni forma di minaccia o intimidazione verso chiunque si adoperi a favore della trasparenza.

La voce senza volto dell'anonimato crea sconcerto e indignazione ma non puo' distoglierci dal riportare la questione dell'Imaie nel luogo dove c'e' lo sconcerto e l'indignazione di tutte le vittime reali di questa vicenda ossia gli oltre 65.000 soci e aventi diritto che non hanno ricevuto e continuano a non ricevere dall’Imaie ciò che spetta loro e continuano a non sapere chi sono i reali responsabili di una situazione che non hanno scelto ma che si vedono costretti a subire.

L'Imaie, Istituto Mutualistico degli Artisti Interpreti Esecutori, e' un istituto privato il cui scopo statutario è quello di raccogliere dagli Utilizzatori (Rai, Mediaset, Sky, Tv e radio pubbliche e private) i soldi dei diritti connessi spettanti a tutti gli artisti interpreti esecutori e corrisponderli agli stessi.

L'Imaie e' stato dichiarato estinto, con provvedimento del Prefetto di Roma, per impossibilita' di raggiungere tale scopo. Sono stati conseguentemente nominati tre liquidatori e sospesa sia la distribuzione dei diritti connessi nazionali e internazionali maturati negli ultimi 2 anni sia la distribuzione degli oltre 110 milioni di euro raccolti negli anni precedenti per la musica e l'audiovisivo e mai distribuiti per impossibilita' di individuare gli artisti aventi diritto.

Il TAR si è espresso per ben due volte contro tale estinzione indicando che le ragioni della crisi dell'istituto sono dovute:

1) “a una compagine gestionale rivelatasi inidonea ad assumere scelte condivise ed efficaci al conseguimento degli obiettivi previsti dal legislatore[…]” che sono quelli di raccogliere e ridistribuire agli artisti quanto loro spettante;

2) “all'inadeguatezza della legge attualmente in vigore che andrebbe modificata” per garantire la certezza nell'individuare gli aventi diritto.

Pur comprendendo che alcune carenze dello Statuto, cui sarebbe bastato apportare poche modifiche, e una legge inadeguata hanno reso difficile fino ad oggi una puntuale individuazione degli aventi diritti e la conseguente completa distribuzione dei soldi, prendiamo atto che chi ha gestito l’istituto fino ad oggi si è dimostrato incapace di assolvere ai propri compiti.

Nell'attuale confusa situazione il C.L.L.A.I.E., gruppo formato dai dipendenti dell'Imaie ed alcuni (pochi) artisti, chiede ora di modificare la natura dell'istituto da privata a pubblica mentre i sindacati e alcuni consiglieri e delegati dei soci si sono espressi a favore dell'introduzione nell'Imaie di una figura con “poteri particolarmente forti” nominata dal Ministero.

Statalizzare un Istituto, in modo parziale o totale, che ricava tutti i propri introiti dal lavoro degli artisti, sarebbe una anomalia tutta italiana e non risolverebbe i problemi strutturali gia' menzionati oltre ad esporci al rischio di un insabbiamento delle responsabilita' individuali che ci hanno portati all'attuale stato di paralisi. Per garantire rigore e trasparenza e' necessario che l’IMAIE continui ad esistere e resti un ente privato, come succede nel resto d’Europa per gli istituti che hanno le stesse finalita'.

Come gruppo “Artisti 7607” attendiamo fiduciosi la sentenza del TAR che ancora deve pronunciarsi definitivamente sulla legittimità o meno dell’estinzione dell’IMAIE e continueremo a vigilare e a informare i nostri colleghi, l’opinione pubblica e la stampa sulle sorti dell'unico Istituto che vive degli introiti del lavoro degli artisti e pertanto deve avere quale unico obiettivo, nella trasparenza piu' assoluta in tutte le sue attivita' di negoziazione dei contratti, distribuzione dei diritti connessi e finanziamento dei progetti, la tutela e la difesa dei diritti di tutti gli Artisti Interpreti Esecutori.

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