domenica 22 gennaio 2012

Corriere della sera 20-01-2012

DIRITTI DI INTERPRETI E ESECUTORI

In un cortometraggio
la battaglia degli Artisti 7607

Da Santamaria alla Solarino, 

da Germano alla Ragonese,

 gli attori contro il «monopolio»

 della rappresentanza di attori

ROMA - È «una commedia italiana che NON fa ridere». Con un video, presentato giovedì alla Casa del Cinema, l’associazione Artisti 7607 racconta le alterne vicende legate alla liquidazione dell’Imaie, l’istituto per la tutela dei diritti degli artisti interpreti esecutori, e alla sua ricostituzione nel nuovo Imaie. Eppoi: l’incertezza normativa che concerne la gestione dei diritti degli artisti e la «necessità di liberalizzare e modernizzare il sistema rappresentanza degli stessi». Con un annuncio: gli artisti, da oggi, scelgono di occuparsi in prima persona della tutela dei propri diritti, costituendo direttamente una società di raccolta e gestione dei diritti di interpreti e esecutori.
«RESPONSABILITA’ E PASSIONE» – Nel cortometraggio gli attori Giuseppe Battiston, Paolo Calabresi, Valentina Correani, Elio Germano, Valeria Golino, Neri Marcorè, Valerio Mastandrea, Isabella Ragonese, Michele Riondino, Claudio Santamaria, Paolo Sassanelli, Riccardo Scamarcio, Valeria Solarino, Franca Valeri, Daniela Virgilio esprimono le ragioni di una scelta condivisa da molti artisti italiani, ovvero la volontà di assumersi la responsabilità di un cambiamento che riguarda non solo gli artisti ma tutti i cittadini italiani. A presentare il video l’attore Claudia Santamaria: «Esiste un monopolio in tema di diritti connessi che non c’è in nessun altro Paese – spiega Santamaria – è falso asserire che vogliamo dividere gli artisti, noi vogliamo solo essere liberi di scegliere da chi farci rappresentare». Mentre le possibilità di sfruttamento delle opere aumentano, e si diversificano su più mezzi e canali, continuano da Artisti 7607, «il modello di distribuzione dei diritti connessi resta ancorato ad un obsoleto, inefficiente e costoso modello pubblicistico: il nuovo Imaie».
INDOTTO DA 70 MILIARDI – Musica, cinema e spettacolo generano nel nostro Paese un indotto da 70 miliardi di euro: parliamo del 5,7% del Pil. Con una forza lavoro pari a 70 mila persone. Nel video gli attori ripercorrono le tappe (giudiziarie e non solo) che hanno portato allo scioglimento, e alla ricostituzione dell’Imaie: «Un organismo riproposto con la medesima scala gerarchica e dirigenziale», spiegano gli artisti. Che rilanciano: «Non abbiamo bisogno di un nuovo Imaie, ci è bastato il vecchio. Il tema della rappresentanza degli artisti e della tutela dei loro diritti patrimoniali ancora oggi, nonostante la scandalosa vicenda dell’Imaie, non trova adeguate soluzioni. Occorre liberalizzare e modernizzare il sistema di rappresentanza per restituire agli artisti il diritto di scegliere come gestire al meglio i propri diritti. Solo così si rende più efficiente l’intero sistema e si sviluppa nuova attività di impresa».
ARTISTI AUTOGESTITI – Artisti 7607 è un’associazione di artisti interpreti esecutori costituita nel maggio 2010 con l’obiettivo di tutelare e promuovere gli interessi professionali, economici e morali della categoria con specifico riferimento ai diritti connessi dovuti per la diffusione in pubblico di musica registrata, come previsto dalla legge sul diritto d’autore. Nata come gruppo di studio per far fronte all’emergenza Imaie, l’associazione rappresenta oggi più di 1000 artisti italiani dello spettacolo sia nel settore audiovisivo che musicale. E nel novembre 2011 ha deciso di costituirsi come società di raccolta e distribuzione dei diritti connessi al diritto d’autore. «La necessità di Artisti 7607 – spiegano dall’associazione – è di essere rappresentati con modalità innovative ed efficienti, anche in risposta alle nuove modalità di sfruttamento delle opere».
EQUITA’ E GIUSTIZIA – Ed è così che l’associazione ha deciso di costituire direttamente una società di raccolta e gestione dei diritti degli artisti interpreti ed esecutori. Spiega Cinzia Mascoli del comitato direttivo: «Il video che abbiamo prodotto non è una lamentela e va oltre il caso specifico: parla del funzionamento del nostro Paese e di come abbiamo intenzione di cambiarlo. Ci siamo già attivati – continua Mascoli – per offrire una alternativa. Non è una guerra la nostra, ma c’è la necessità di cambiare i metodi: non stiamo chiedendo altri soldi, vogliamo solo che vengano gestite bene quelli che già ci sono».

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